Operazione “Vento di Scirocco”, il denaro della mafia tra scommesse on line e carburanti

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vento di scirocco

E’ stata denominata “Vento di scirocco” l’operazione antimafia condotta dai carabinieri tra le province di Catania e Trapani. I militari del Nucleo investigativo del Comando provinciale etneo e la Guardia di finanza hanno eseguito una misura cautelare nei confronti 23 indagati: per dieci di questi è scattato il carcere, mentre per altri cinque i domiciliari. Per i restanti otto previste altre misure interdittive.

I reati contestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania ai soggetti indagati sono, a vario titolo, associazione mafiosa, associazione per delinquere, estorsione in concorso, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, falsità commessa dal privato in atto pubblico, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di scritture contabili. Accuse aggravate dal fatto di avere agito “al fine di agevolare il clan mafioso Mazzei”, i cosiddetti “carcagnusi”, e con il metodo mafioso.

Le indagini sono state avviate nel settembre del 2016 per monitorare le attività della famiglia mafiosa dei Mazzei e, in particolare, del suo componente di spicco, Angelo Privitera, detto “Scirocco”. I carabinieri hanno individuato l’esercizio commerciale, dove il clan teneva dei vertici per parlare delle attività illecite, come usura ed estorsioni, ma anche delle tensioni interne alla stessa famiglia.

I militari dell’Arma hanno anche accertato il riciclaggio di denaro sporco nel settore delle scommesse online e nella gestione completa delle apparecchiature elettroniche da gioco. Dalle indagini sono emersi collegamenti con imprenditori che gestivano depositi di impianti di carburanti coinvolti in operazioni finalizzate alla frode fiscale e in particolare con Francesco Burzotta, indicato come “soggetto orbitante nell’ambiente mafioso di Mazara del Vallo”.

Accertamenti della Guardia di finanza di Catania hanno fatto luce sulla cosiddetta “frode Carosello dell’Iva”. Il gruppo, secondo l’accusa, riusciva a evadere il pagamento dell’imposta attraverso l’intervento di “falsi esportatori abituali” che emettevano dichiarazioni d’intento non veritiere, consentendo di acquistare da soggetti italiani carburante senza l’applicazione dell’Iva per poi non rivenderlo all’estero, ma nel territorio nazionale.

Indagini sono state eseguite anche sull’acquisto di carburanti da fornitori britannici, maltesi e della Repubblica Ceca da parte della Lubricarbo di Sergio Leonardi al quale carabinieri e Guardia di finanza hanno sequestrato beni per 10 milioni di euro, comprese quote societarie di 10 imprese commerciali, tra l’altro titolari di 7 distributori stradali.