Orlando contro Salvini: lettera del sindaco di Palermo ai suoi colleghi per il 25 aprile

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Una riflessione sul rischio di “scenari inquietanti per il futuro del nostro Paese” ed un appello ad essere “partigiani per la Costituzione a difesa dei diritti e della libertà”. È il contenuto di un documento-appello, approvato stamattina dalla Giunta comunale di Palermo, guidata da Leoluca Orlando, che sarà trasmesso a tutti i sindaci italiani e che il sindaco leggerà in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. Il testo è stato illustrato nel pomeriggio ai giornalisti a Palazzo delle Aquile.

Le recenti direttive emesse da un Ministro –  e nei fatti condivise da altri esponenti del Governo nazionale – per il contrasto delle attività di salvataggio di naufraghi in mare ed in merito alla possibilità di istituzione di “zone rosse contro i balordi” nelle città rappresentano la trasposizione, ancorché non legislativa, di posizioni che tentano di ridurre l’autonomia costituzionale di organi il cui ruolo è, appunto, sancito, garantito e disciplinato dalla Costituzione: le Forze Armate da un lato, i Comuni dall’altro.

Questi atti non hanno valore giuridico alcuno e ne è costituzionalmente doverosa la non applicazione; essi però assumono, soprattutto nel silenzio dei vertici del Governo, un forte valore circa un disegno che non è più o rischia di non essere più del singolo politico o della singola forza politica, ma dell’Esecutivo nel suo complesso, aprendo quindi scenari inquietanti per il futuro del nostro Paese. Un futuro che non vorremmo si richiamasse a fatti e pratiche del passato di cui, con la festa della Liberazione, celebriamo la sconfitta.

Assistiamo ad atti e comportamenti che si accompagnano ad un accurato, pianificato ricorso alla “distrazione di massa”, ad un continuo alimentare paure e sentimenti di insicurezza, anche lì dove paure ed insicurezza non hanno ragione di esistere, distogliendo da temi importanti della vita civile italiana ed internazionale, quali la corruzione nella pubblica amministrazione e nella politica, la riscontrata presenza di interessi e metodi mafiosi nelle istituzioni anche ai più alti livelli, l’attacco costante a quei diritti umani e civili che sono pietre miliari della nostra comunità,  il taglio di risorse per le politiche e i servizi sociali, sanitari e culturali, l’aggravarsi della crisi ambientale globale.

Dietro lo spauracchio di continue minacce alla sicurezza pubblica e privata, si rischia di costruire e si potrebbe realizzare un sistema di progressiva e sempre più violenta limitazione dei diritti individuali e collettivi trasformando il doveroso prendersi cura di chi è più fragile in irrazionale paura di chi è diverso e più debole; di fatto stravolgendo principi costituzionalmente garantiti di libertà, uguaglianza, solidarietà.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria escalation, iniziata con l’individuazione, quali primi “nemici”, dei migranti e di coloro che hanno testimoniato e praticato la cultura della accoglienza che dell’Italia è stato motivo di orgoglio. In un continuo crescendo non sono mancati poi gli attacchi ai cittadini con disabilità, ai nomadi, agli omosessuali e ai transessuali, alle minoranze religiose, a chiunque si facesse portatore di una alterità rispetto a quello che qualcuno vorrebbe come un pensiero unico ed uniformato.

Comportamenti e parole di più o meno aperta istigazione che hanno trovato fondamento ed alimento in provvedimenti disumani e criminogeni e visto come obiettivi anche le massime cariche dello Stato, i rappresentanti di diverse fedi religiose, il Papa, oltre che decine di cittadini comuni esposti, nel generale clima di odio che si è tentato di fomentare, anche a pericoli personali.

Comportamenti e parole di più o meno aperta istigazione alla violenza, da parte di cariche istituzionali che hanno culturalmente e politicamente legittimato, se non coperto, atti violenti, aggressioni e sempre più spavalde manifestazioni xenofobe, anche di esplicita ispirazione neofascista che si ripetono quotidianamente.

Oggi, proprio nell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo crediamo fondamentale ribadire i valori democratici repubblicani che da quella lotta sono nati e confermare piena adesione e fiducia nella Costituzione e nel suo essere garanzia di libertà, uguaglianza e diritti per tutti.

Crediamo fondamentale richiamare tutti coloro che hanno a cuore il bene comune e la civile, pacifica e democratica convivenza nel nostro Paese e in Europa ad una riflessione e ad uno sforzo di impegno ed unità. Oggi come durante la guerra di liberazione, occorre capacità di volare alto, di unire le forze oltre le differenze, fare comunione dell’intento di resistere al ritorno di culture illiberali e violente.

Da Palermo e dalla Sicilia, per i quali la Liberazione dal nazifascismo proseguì con la battaglia per i diritti e la legalità che vide cadere vittime decine di sindacalisti e lavoratori, non possiamo che mandare all’Italia intera un invito ad essere partigiani, “partigiani della Costituzione”.

Palermo ha scelto di essere “partigiana”; di essere, a partire dalla lotta al sistema di potere politico-affaristico e politico-mafioso, dalla parte degli ultimi e con gli ultimi, in un impegno corale che vede tutta la comunità, le sue istituzioni, le sue scuole, i suoi lavoratori, le sue guide religiose e spirituali tutti uniti.

Non possiamo quindi che dirci ancora una volta e sempre partigiani, partigiani dei diritti e partigiani della Costituzione, che dei diritti è garante.

Noi che abbiamo scelto di unire le forze per il bene della comunità e di adottare il dialogo e l’ascolto come metodo di lavoro ed incontro fra i cittadini e le istituzioni; che abbiamo scelto il dialogo fra le persone per affrontare i problemi rivolgiamo a tutti gli Italiani, a tutti coloro che hanno ed hanno scelto come Patria l’Italia, l’invito ad un nuovo impegno partigiano.

Palermo che oggi ripete con forza “Io sono persona, noi siamo comunità”, ponendosi in radicale alternativa agli egoismi individualistici e alle soffocanti logiche di appartenenza a gruppi, vuole così rendere un omaggio doveroso, oggi ed ogni giorno, ai partigiani e ai sindacalisti di allora, perché solo così se ne onora la memoria e ne prosegue l’impegno.

I partigiani come i sindacalisti, al Nord come al Sud, furono i primi “Padri Costituenti” non solo dando con la Liberazione lo slancio all’Italia democratica, ma soprattutto richiamando metodi e valori che la Costituzione ha accolto per riconoscere diritti inviolabili: il metodo del dialogo e dell’incontro fra culture diverse; il rifiuto della violenza fine a sé stessa, la scelta della solidarietà e dell’attenzione agli ultimi e ai diversi, il riconoscimento dei diritti per tutti gli esseri umani  e lo stesso equilibrio  fra i poteri dello Stato a garanzia delle libertà, dei diritti di tutti e di ciascuno.

Quei metodi e quei valori che sono il cuore della nostra Costituzione restano il nostro faro ed in loro nome oggi crediamo che coloro che hanno scelto e rispettano l’Italia come propria casa e come propria comunità debbano e possano tornare a far sentire la propria voce, la propria capacità di essere protagonisti e presenti nella vita del Paese; un Paese nel quale, siamo certi, questi valori e metodi sono della maggioranza dei cittadini.