La borgata palermitana di Ciaculli vive nella tensione dopo il trasferimento, venerdì scorso, all’interno di una villa confiscata alla mafia, senza acqua né luce, di 14 rom arrivati dal campo nomadi della Favorita smantellato.
Una cinquantina di cittadini palermitani si è data appuntamento, in mattinata, con un tam tam nato sui social e sfociato in una assemblea organizzata da un gruppo di residenti che non ci sta e annuncia forme di lotta non solo per chiedere di allontanare i rom, ma per rilanciare la borgata.
“Noi qui non li vogliamo. Siamo preoccupati e chiediamo che vengano mandati via. Gli abitanti hanno mostrato paura e sgomento per questa vicenda – racconta all’Adnkronos Salvatore Cerrito -. Non intendiamo sopportare la presenza di queste persone nelle nostre terre”. I residenti hanno deciso di costituirsi in un’associazione, associazione Giardini della Fawara, che avrà fra gli obiettivi anche il rilancio della borgata. “Chiederemo l’affidamento a noi palermitani di questi terreni confiscati alla mafia – aggiunge – proprio per farli diventare punto di partenza per lo sviluppo del territorio”.
“Possibile che si parli di Ciaculli prima per costruire un nuovo ospedale, poi per un nuovo cimitero e adesso pure per i Rom – prosegue Salvo Cerrito -. Noi siamo contrari, chiediamo un intervento al ministero dell’Interno e alla prefettura per sapere chi sia responsabile dei danni provocati da queste persone”. I residenti lamentano i primi disagi, a cominciare dal rogo a un cumulo di rifiuti appiccato dai nomadi il giorno stesso del loro trasferimento. “Ieri – sottolinea Cerrito – c’erano dentro la villa venti auto con stereo a tutto volume, anche se l’immobile è senza acqua, luce e servizi igienici funzionanti. Manca delle condizioni minime per potere essere abitato. Il Comune non ci ha avvisato dell’arrivo dei rom, non si è confrontato con i residenti. Ripeto, noi qui non li vogliamo”.
Lunedì mattina i residenti incontreranno, alle 10, negli uffici di piazza Giulio Cesare, l’assessore comunale alla Cittadinanza Giuseppe Mattina. “Gli faremo presenti le nostre rimostranze – conclude Cerrito – e poi decideremo se andare avanti con forme di protesta come il blocco della strada. E’ pazzesco che a noi palermitani non possa essere affidato un bene che invece viene dato con leggerezza a una famiglia rom che per altro vive in una casa senza luce, senza acqua e senza servizi igienici”.