Palermo: sequestrato il campo nomadi della Favorita, vita a rischio, inchiesta contro ignoti

0
197

Cumuli di rifiuti pericolosi, liquami, fili elettrici “volanti”, cataste di immondizia: è l’inferno del campo nomadi della Favorita di Palermo in cui, ormai dagli anni ’90, vivono in case fatiscenti centinaia di persone. Un’area occupata che è parte della Riserva naturale orientata di Monte Pellegrino, trasformata in una sorta di baraccopoli e sequestrata dal gip.

L’inchiesta della magistratura, ancora a carico di ignoti, ipotizza il reato di discarica abusiva e quello di omissione di atti d’ufficio di cui sono responsabili i funzionari comunali rimasti inerti nonostante da anni la situazione di degrado in cui la zona versa fosse nota. Un atto d’accusa pesante quello del gip che indica tutte le tappe degli annunci delle varie amministrazioni succedutesi, che annunciavano provvedimenti per migliorare le condizioni di vita dei nomadi del campo, mai tradotti in fatti.

“E’ un provvedimento a tutela dell’incolumità degli abitanti e dei cittadini che si trovano a passare nella zona”, spiega il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi che, insieme al pm Piero Padova, ha coordinato l’indagine che ha portato al sequestro.

“E’ la conferma della necessità e urgenza di dare attuazione al progetto, già inserito e finanziato con il Pon Metro, per la definitiva dismissione del campo, attraverso la ricollocazione dei suoi attuali abitanti e l’intensificazione dei percorsi di integrazione. Quello del definitivo abbandono dell’area è peraltro un obiettivo che la stessa comunità Rom di Palermo si è dato, come confermato anche recentemente negli incontri avuti con l’amministrazione comunale”, ha commentato il sindaco Leoluca Orlando.

Sporcizia, rischio di epidemie e incendi, ma anche pericolo di scariche elettriche: la situazione fotografata dai consulenti dei magistrati è allarmante. Tanto da imporre un intervento urgente. Il provvedimento del gip è stato notificato martedì al sindaco di Palermo, proprietario dell’area, e al capo dei vigili urbani, che è stato anche nominato custode giudiziario. Il sequestro è stato delegato ai carabinieri che dovranno provvedere allo sgombero degli abitanti: una ventina di famiglie che del campo hanno fatto la loro casa.

“Le operazioni dovranno avvenire nel rispetto delle esigenze degli abitanti”, ha detto Lo Voi che ha auspicato la collaborazione dell’amministrazione. Il campo esiste dagli anni ’90. Troppo tempo per individuare chi occupò l’area: infatti il giudice ha escluso la configurabilità del reato di occupazione abusiva. Nel tempo le baracche di legno e plastica sono aumentate. Il Comune ha fornito la luce, ma gli allacci sono volanti e pericolosi. Non ci sono bagni, fogne, scarichi regolari. Cumuli di rifiuti, anche amianto, giacciono a terra. Spesso la spazzatura viene incendiata con rischio che si sprigionino diossine cancerogene. Il terreno è impregnato di percolato che rischia di inquinare le falde acquifere. I consulenti del pm denunciano il pericolo di epidemie. Troppo dunque perché non si intervenga dopo anni di inerzia.

Il campo nomadi della Favorita ricade su un enorme spiazzo di terra battuta, in 60 mila mq., circondato da alberi, pieno di buche, che d’inverno diventa fanghiglia, con cumuli di rifiuti sparsi, carcasse di auto, 5 cisterne di metallo per l’acqua, collegamenti alla rete elettrica attraverso cavi che sono a vista sul terreno, una ventina di grandi baracche costruite con tavole di legno, lamiera, materiale edile dismesso, anche a forma di villetta con tanto di patio e piante con fiori appesi alle finestre, e un unico corpo in cemento: la moschea intitolata a un vecchio imam.

I Rom sono in una zona interna al parco della Favorita, su viale del Fante. Da un lato, a poca distanza c’è l’area che oltre venti anni fa era occupata dai nomadi e che ora è un giardino rigoglioso frequentato da migliaia di persone, dall’altro c’è Villa Niscemi, sede di rappresentanza del Comune, e la palazzina cinese. Il capo della comunità è Sali Dajiram, 60 anni, da 40 a Palermo.

”Questo non è un campo di criminali – dice – non ci sono le cose che si vedono negli altri campi come a Roma. I nostri bambini vanno tutti a scuola. Noi rispettiamo le leggi. Siamo integrati perfettamente. Abbiamo un accordo col sindaco Orlando: dobbiamo lasciare il campo alla fine dell’anno prossimo. Cercheranno di darci un alloggio”.

Nel campo vivono tre comunità di nomadi: montenegrini, ortodossi e musulmani. Una ventina di famiglie, circa duecento persone risiedono lì – alcuni degli abitanti dicono ce ne siano solo una decina con un centinaio di persone – ormai da oltre 30 anni. L’area non è stata recintata col nastro di plastica che normalmente si utilizza per i sequestri e i Rom dicono che non è venuto nessuno a fare comunicazioni ma hanno appreso la notizia del sequestro dai giornalisti.

Il piano del Comune vuole che i nomadi sgomberino il campo il 31 dicembre 2019. L’ultima riunione tra i rappresentanti dei Rom e il Comune è avvenuta il 29 giugno scorso. Il progetto, col Pon Pa3.2.1a, prevede percorsi di accompagnamento alla casa e di integrazione. I Rom però dicono che nel campo stanno bene nonostante l’acqua portata con le autobotti non sia potabile e quando le auto passano sul terreno del campo si sollevi la polvere. Nello spiazzo ci sono resti di rifiuti bruciati e attorno ai cassonetti, che sono stracolmi, vi è un tappeto d’immondizia. (ANSA)