“Venendo dal Partito Popolare Italiano, sono stato tra i fondatori della Margherita a Palermo – ed anche a Roma, delegato al congresso nazionale costituente – con la visione, condivisa con molti, di un progetto che guardasse alla prospettiva della nascita del Partito Democratico. Tuttavia, seppur affascinante appariva il progetto Pd illustrato al Lingotto di Torino, da Veltroni, decisi allora di non entrare perché in Sicilia quel Pd si presentava come una rivisitazione aggiornata di quello che restava del Pds e Ds, con una spolverata post democristiana, potente, rappresentata dai popolari di Franceschini e Genovese. Invece che una sommatoria di voti, venivano amplificati e raddoppiati più i vizi che le virtù delle esperienze partitiche comuniste e democristiane”. Lo scrive Toni Costumati tra i “fedelissimi” di Davide Faraone e già candidato unico alla segreteria provinciale.
“È con l’avvento di Matteo Renzi, fin dalla prima Leopolda, che decido di guardare al Pd come un luogo di partecipazione – prosegue Costumati – dove la prima domanda a chi entrava non fosse da dove venisse (ovvero precedenti tessere, ancora meglio se Pci e post questo partito) ma quali valori etici, sociali, politici e di legalità si condividessero per contribuire a far diventare questa forza politica come contenitore capace di andare e guardare oltre il passato”.
“La storia – aggiunge Costumati – la conosciamo tutti ed ognuno la legge nel rispetto delle proprie convinzioni, la mia lettura è che, tra tanti difetti, l’unico vero leader capace di creare entusiasmo ed avere una visione, per il partito e per il paese, è stato ed è ancora Matteo”.
“La vicenda Davide Faraone con la sua epurazione – continua Costumati – è la rappresentazione più evidente del tentativo, che si sta concretizzando, di restaurazione sul modello “ditta”, ed in Sicilia con la riproposizione del patto, non scritto, di convenienza e tutela reciproca tra i potentati ex Ds e ex Popolari di un tempo. Avevo accettato, con l’entusiasmo di un giovane (quale non sono più) ed anche registrando più di un malumore dentro al mio mondo delle Acli – dice Toni Costumati – la richiesta di tanti amici del Pd di presentare la mia candidatura a segretario provinciale del partito e anche in quel caso, gli stessi che non consentirono lo svolgimento delle primarie per eleggere il segretario regionale, pretestuosamente non fecero presentare alcuna candidatura a segretario provinciale, convinti che tanto, al più presto, un angelo vendicatore (per il tramite di una “garanzia” di parte) avrebbe dato loro quel supporto che, probabilmente, con i numeri non avrebbero avuto”.
“Anche in questo caso – afferma Costumati – la storia la conosciamo, e con senso di responsabilità e per agevolare l’avvio di un ragionamento unitario, seppur unico candidato, mio malgrado, accettai la proposta di sospensione di tutte le procedure congressuali. Ma non è servito neanche questo perché ciò che si voleva era la testa di Faraone e quale giorno migliore come il 19 luglio per ottenerla?”.
“Ovvio che, in questo clima, io – spiega Costumati – abbia qualche difficoltà ad immaginare come ancora vivibile questo Pd dove la visione è quella del “pochi purché sempre gli stessi” o, dove, peggio ancora, l’umanità ed il valore della solidarietà sia equivalente a zero, come nel caso che purtroppo qualche mese fa mi ha riguardato personalmente e sul quale, come avvoltoi, c’è chi ha provato, nel pieno della querelle sulle primarie regionali, pure a speculare per trarre qualche profitto (in quel triste periodo ero componente della commissione regionale per il congresso)”.
Io non so ancora cosa accadrà nei prossimi giorni, non ne ho neanche parlato con Davide o con Carmelo Miceli o con Dario Chinnici, ma per quello che è il mio pensiero e anche il mio impegno ripartirà unicamente da ciò che farà Matteo Renzi dentro il partito e, se il caso, anche fuori da questo”.