E’ in viaggio verso la Sicilia e dovrebbe rientrare domani, sabato 18 aprile, a Mazara del Vallo il peschereccio “Airone”, protagonista di un movimentato tentativo di sequestro da parte delle motovedette libiche, sventato grazie alla ribellione dell’equipaggio e all’intervento della Marina Militare italiana. La paura è stata tanta, uno dei marinai è lievemente ferito e intanto è giallo su dinamica e contesto di questo episodio. Il portavoce di Misurata, infatti, accusa la Marina italiana di aver commesso un “atto di pirateria” e una “flagrante violazione” della sovranità libica.
Di certo ciò che è accaduto a bordo del peschereccio della marineria mazarese è senza precedenti e sarà chiarito meglio quando l’imbarcazione sarà rientrata in Italia. Le prime frammentarie notizie giunte all’alba di oggi sembravano indicare l’ennesimo caso di sequestro di un peschereccio siciliano da parte delle autorità libiche, ma con il passare delle ore si è appresa una dinamica completamente diversa, poi confermata dallo Stato Maggiore della Difesa.
Sembra infatti che il motopesca Airone, salpato 5 giorni fa per una battuta di pesca del gambero con 7 marinai di equipaggio (3 siciliani e 4 tunisini) sia stato fermato intorno alle 3,30 della notte scorsa da un rimorchiatore libico a circa 90 km a nord-ovest di Misurata, in acque internazionali. Nel tentativo di sequestro almeno uno dei militari libici è salito a bordo del motopesca. A quel punto i marinai si sarebbero ribellati riuscendo a rinchiuderlo nella stiva, e poco dopo l’Airone, già agganciato al rimorchiatore libico, è stato raggiunto da una unità della Marina Militare italiana, che con un vero e proprio blitz ha di fatto sventato il sequestro e preso il controllo del peschereccio.
Durante l’azione del team di abbordaggio della Marina militare, tra l’altro, ci sono stati anche alcuni spari. Sembra che un marittimo tunisino, membro dell’equipaggio del peschereccio Airone, “nel cercare di facilitare la salita a bordo di uno degli operatori, abbia maldestramente attivato l’arma del militare, causando l’ esplosione accidentale di alcuni colpi”. Lo rende noto lo Stato maggiore della Marina, spiegando che “delle schegge hanno lievemente ferito al collo del piede il marittimo tunisino”, trasportato ora sulla nave militare italiana.
E intanto da Misurata arriva l’accusa nei confronti dell’Italia. Il direttore del dipartimento relazioni pubbliche del Comune di Misurata, Ramadan Al Moatiq, sostiene che i militari a bordo del rimorchiatore stessero bloccando legittimamente pescherecci in azione in acque libiche. E che l’intervento della Marina Militare a supporto dell’Airone sia stata una “flagrante violazione” della sovranità libica che potrebbe compromettere i rapporti bilaterali italo-libici”.
E mentre i familiari attendono con ansia il rientro dei membri dell’equipaggio, c’è molta incertezza sulla competenza dell’inchiesta: dal momento che l’assalto è avvenuto in acque internazionali, la Procura competente a indagare sulla vicenda sarà infatti quella territoriale del primo luogo d’attracco dell’imbarcazione. Se
l’Airone farà rientro al porto di Mazara del Vallo, come ha assicurato l’armatore Vito Mazzarino, allora sarà la Procura di Marsala guidata da Alberto Di Pisa;
nel caso in cui il motopesca farà prima scalo a Lampedusa allora scatterà la competenza della Procura di Agrigento, retta da Renato Di Natale.