Polemica e scontro tra la Cgil e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, grande ospite della Festa dell’Unità del Mezzogiorno, mercoledì sera, a Palermo.
E’ finita con una tappa insidiosa, ai Cantieri culturali alla Zisa, la visita del numero uno del Welfare nel governo Renzi, che ha sottolineato come i rapporti tra il Governo e la Regione siciliana, con l’assessore al lavoro Bruno Caruso “sono ottimi e spero che vadano avanti. Va messa da parte una conflittualità che in questi anni molto spesso ha bloccato tutto. Noi siamo pronti a collaborare perché è l’unico modo per risolvere le cose”.
La polemica, che si è trasformata in lite, non si è fatta attendere. Ad innescarla Emilio Miceli, segretario generale della Filctem, nel corso del dibattito: “Il governo è oggi il soggetto più estremista. Assistiamo a una campagna denigratoria contro il lavoratore. Sono state compiute scelte sbagliate nel momento peggiore: si sono tagliati gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione in deroga. E più che per l’articolo 18, siamo preoccupati per i licenziamenti collettivi, questione riacciuffata in extremis dal governo nel testo, in una sorta di rancorosa reazione al mondo del lavoro”.
“Quale governo estremista. La verità – ha replicato Poletti – è che nel 2014 su cento avviamenti al lavoro 85 erano co.co.co, co.co.pro, contratti a chiamata. Noi diciamo basta a questi schifi qui, che non sono esattamente una cosa di sinistra. Noi a quell’85 dobbiamo una risposta. E’ stata usata la spesa pubblica per comprare consenso e tessere: non è più il tempo. E per quanto ci riguarda ci faremo giudicare sui risultati”.
“L’emergenza non può diventare il modo normale di agire. Per questo dobbiamo anche mettere fine al precariato, alla logica delle proroghe ogni sei mesi. Così compri il consenso, ma non vai molto più in là”, ha sottolineato Poletti. Parlando del rapporto tra lavoratori e imprese, Poletti ha detto: “Quando parliamo degli effetti della crisi, diciamo sempre che abbiamo perso un milione di posti di lavoro, che è certamente un dramma. Ma dimentichiamo di dire che abbiamo perso ventimila imprese, che nel frattempo hanno chiuso. Una impresa è qualcosa di più di un posto di lavoro. E le due cose non vanno viste in contrapposizione”.
Infine, una battuta su un tema caldo ed insidioso. “Il ponte sullo Stretto? Non parlo. Sulle questioni importanti, come questa, vale l’orientamento collegiale. Decide il governo nel suo insieme: se il suo orientamento sarà favorevole, dirò di sì, anche qualora dovessi essere per il no. Per come la penso io, non sono i singoli a decidere”, ha affermato Giuliano Poletti.