“Il mio nome è Dand Mittri. Ho 26 anni e vengo da Aleppo. Come forse sapete, la nostra città è stata distrutta, rovinata, rotta. Tutto il significato delle nostre vite ci è stato strappato. Siamo diventati la città dimenticata”. Inizia così la testimonianza in inglese di una ragazza siriana alla veglia di preghiera conclusiva della Giornata mondiale della gioventù (Gmg) presieduta dal Papa a Cracovia. “Tutti i giorni viviamo circondati dalla sofferenza e dalla morte. Ma, come voi, ogni giorno chiudiamo la porta di casa per andare a lavoro, o a scuola. A differenza di molti di voi, però, in quello stesso momento siamo turbati dalla paura di non tornare nelle nostre case e alle famiglie che ci siamo lasciati alle spalle. Forse saremo uccisi quel giorno, o forse lo saranno lke nostra famiglie. E’ una consapevolezza dolorosa sapere che sei costantemente circondato da violenza e spargimento di sangue, e, quel che è peggio, non c’è via di fuga, non c’è aiuto”. “Dio dove sei? Esisti davvero?”.
Dand Mittri ha proseguito domandandosi se “è possibile che questo sia il fine, e se siamo nati per morire nella sofferenza”, sottolineando che “questa guerra è crudele, difficile e terrificante”. La guerra, ha detto, “ha distrutto nostri risorse, case e sogni”. La ragazza siriano ha poi raccontato di lavorare al centro Don Bosco di Aleppo, frequentato da “700 giovani che vengono con una speranza di vedere un sorriso o ascoltare una parola di incoraggiamento”, ed ha affermato che la propria vita cristiana è basata su una fede che “non è condizionata da una vita di pace, libera dalle difficoltà e dal dolore”. La giovane siriana ha concluso: “Vi ringrazio tutti e vi chiedo seriamente di pregare per la mia amata patria, la Siria”.