Loro sono i ricercatori dell’associazione Pillbox Finders, nata da pochi anni a Palermo con lo scopo di scoprire, mappare e riqualificare casematte, postazioni e siti militari della Seconda Guerra Mondiale. E’così che è nato il progetto CE.R.CA.MI (censimento e rilevamento casematte militari) che ha impegnato i ricercatori su tutto il territorio siciliano e i cui risultati sono stati resi noti oggi nel corso di una conferenza stampa nei locali dell’assessorato regionale al Turismo.
Pillbox Finders ha ricostruito in 14 mesi la mappa delle installazioni nell’ambito di un progetto, sostenuto dalla Regione, che si propone di recuperare i siti ormai in condizioni di degrado per inserirli in un circuito turistico-militare. Il progetto, presentato da Michelangelo Marino presidente dell’associazione e dal giornalista Giampiero Cannella studioso del secondo conflitto mondiale, è stato ripreso e apprezzato dall’assessore regionale al Turismo Sandro Pappalardo.
Il circuito delle fortificazioni militari è stato ripercorso e censito con tecniche avanzate. Ne è venuto fuori uno studio sulle strutture militari in Sicilia e sulle fortificazioni di maggiore importanza strategica e di valore architettonico. Sono 1329 le istallazioni, tra postazioni, casematte, campi di volo, piste e batterie antiaeree. E’ un complesso di siti che a partire dagli anni Trenta del Novecento ha rappresentato il circuito delle fortificazioni in una regione che il fascismo aveva fatto diventare un avamposto militare nel Mediterraneo.
I ricercatori hanno studiato anche le tecniche di “mascheramento” delle casematte, dei radar e dei centri di ascolto che diventavano obiettivi militari e per questo la loro presenza veniva occultata in vari modi.
Tante le vicende umane che le postazioni raccontano ancora oggi a chi sa coglierle. In un bunker difensivo nelle campagne di Partinico, vicino Palermo, c’era una targa con i nomi e le date di nascita dei genieri che lo avevano costruito e dei soldati che lo presidiavano. Quella è l’unica traccia lasciata da giovani morti poi in vari fronti, tra cui quello russo, della Seconda Guerra Mondiale. La targa è stata ritrovata dagli studiosi e dai volontari dell’associazione Pillbox Finders e i nomi dei soldati inviato all’Onor Caduti per ricostruire la loro storia.