Presentato a Roma “Just Press Start (up) dall’idea all’impresa” di Danilo Iervolino

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L’analisi di Danilo Iervolino presidente dell’Università Telematica Pegaso e di Universitas Mercatorum

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L’Italia potrebbe diventare il futuro tech-hub dell’Europa, eppure appena 1 start up su 5 riesce a sopravvivere dopo solo cinque anni di attività, mentre il fatturato medio non supera i 200mila euro l’anno. I principali ostacoli? Difficoltà di accesso al credito e politiche di sviluppo che guardano troppo al profitto e poco alle idee innovative. È a partire da questi dati che Danilo Iervolino, presidente dell’Università Telematica Pegaso e dell’Universitas Mercatorum, analizza il fenomeno mondiale delle start up nel suo ultimo libro «Just press start (up) – dall’idea all’impresa», edito da Giapeto, presentato ieri mattina a Roma, nella sede dell’Università Mercatorum, nel corso di un dibattito moderato dal giornalista di Panorama, Sergio Luciano. Con lo sguardo rivolto alla grande lezione americana, Iervolino traccia un bilancio non sempre positivo delle esperienze italiane, «a partire dalla grande stortura rappresentata dagli incubatori, la casa delle start up. Dovrebbero facilitare il passaggio dall’idea all’impresa, ma in Italia sono dei fitta-spazi, che scientificamente falliscono». L’identikit dello startupper è per Iervolino un giovane talentuoso, creativo, studioso «con la testa in aria ma con i piedi ben saldi a terra». Non basta, infatti, avere una buona idea per trasformarla in impresa di successo: «Bisogna sapersi muovere, agire, e farlo nella maniera più oculata possibile. Solo così un’idea nuova potrà vincere davvero le sfide del mercato». Da qui l’importanza del ruolo delle università e della formazione, come sottolineato anche da Bernardo Mattarella, dirigente Invitalia: «Gli startupper hanno una laurea nel 76 per cento dei casi. Uno su dieci ha un dottorato di ricerca, e diversi mantengono legami attivi con il mondo accademico. Il vero problema? Realizzare l’idea innovativa».

Leo Ven.  per IL TEMPO mobile

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