Quella volta che padre Sorge polemizzò con Ruini per Salvini

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Padre Sorge non ha mai fatto mistero di voler declinare in politica la sua visione teologica. Gesuita e politologo tra i più noti e attivi, non ha mai  mancato di intervenire, anche duramente, nel dibattito politico.

La più aspra e recente polemica, condotta anche via social, è stata quella contro i decreti sicurezza dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Sono impregnati di razzismo, vanno abrogati”, disse senza mezzi termini.

Il gesuita intervenne ruvido anche quando il cardinale Camillo Ruini disse che con il leader della Lega bisognava pur dialogare: “Ruini sbaglia a benedire Matteo Salvini. Il Vaticano fece lo stesso col Duce”. Non digerì nemmeno la scissione di Matteo Renzi che lasciando il Pd fondò “Italia Viva”.  “Renzi, al pari di Berlusconi e Salvini – disse – ha la sindrome del salvatore della patria”.

D’altronde padre Sorge si era già cimentato, da intellettuale cattolico ovviamente, con la democrazia cristiana degli anni ’80 che da Roma a Palermo governa ovunque. Fu lui, nel laboratorio politico dei gesuiti siciliani nel quale si cimentava insieme a padre Ennio Pintacuda, ad ispirare la cosiddetta “primavera” di Palermo e la nascita di quella che sarà poi la “Rete”, il movimento politico che porterà Leoluca Orlando a conquistare stabilmente, per circa trent’anni, la sindacatura di Palermo.

Nel suo ultimo libro, scrive l’agenzia di Stampa AdnKronos, svelò di avere appreso che Giovanni Paolo I lo voleva mandare patriarca a Venezia al suo posto, rimasto vacante dopo la sua elezione al pontificato. “Provvidenzialmente il cardinale Antonio Poma, presidente della Cei, si oppose e la ebbe vinta. Per due motivi. Il primo fu che, dopo la lettera di Enrico Berlinguer al vescovo Luigi Bettazzi, avevo auspicato che i cattolici non temessero di confrontarsi culturalmente con i comunisti. Il secondo, che fin dalla relazione finale che tenni al convegno della Chiesa italiana su ‘Evangelizzazione e promozione umana’ (1976), prevedendo la fine della Dc, mi davo da fare affinché si trovasse un modo nuovo di presenza politica dei cattolici in Italia, diverso dal partito democristiano. Fu così che persi la gondola…”, raccontò.

Ma la sua vita è stata contrassegnata anche da un forte impegno contro la mafia. “Gli undici anni vissuti a Palermo li ho passati quasi tutti sotto scorta armata – raccontò nel 2019 all’Espresso -. Agostino Catalano, uno dei miei ‘angeli’, saltò in aria con Paolo Borsellino. Purtroppo non potei essere vicino a lui e alla sua famiglia, perché mi trovavo in America Latina”.