Nell’operazione Caronte sul racket della compravendita dei loculi nel cimitero di Bagheria sono finiti agli arresti domiciliari, su disposizione del gip Michele Guarnotta, Pietro Mineo (nella foto a sinistra), 54 anni di Casteldaccia, Natale Megna, 51 anni di Bagheria, Santo Gagliano, 49 anni di Bagheria, Cosimo Galioto, 60 anni di Bagheria, Antonio Galioto, 27 anni di Bagheria, Giacinto Tutino, 63 anni di Bagheria, Vincenzo Graniti, 53 anni di Bagheria. Il divieto di dimora è stato disposto per Giovanni Fiorentino, 50 anni di Casteldaccia, e Vincenzo Bologna.
“Al cimitero di Bagheria non ci sono loculi liberi. Così le salme vengono depositate nella camera mortuaria in attesa di essere seppellite quando si libera un loculo. Le estumulazioni avvengono dopo 40 anni e sono coordinate da alcuni impiegati comunali. Diversi seppellimenti hanno avuto un iter più spedito dietro il pagamento di denaro da parte di alcuni impresari funebri”. E’ il meccanismo della corruzione spiegato dal comandante della compagnia di Bagheria, Federico Lori, che ha condotto le indagini coordinate dalla procura di Termini Imerese.
Nel corso delle indagini dei carabinieri sarebbe stato accertato che alcuni impiegati avrebbero ricevuto somme di denaro da impresari di pompe funebri per accelerare le tumulazioni togliendo anzitempo dai loculi i defunti. L’organizzazione sarebbe stata gestita dall’impiegato comunale, Pietro Mineo, dietro il pagamento di soldi e avrebbe consentito di ridurre i tempi di attesa delle salme in camera mortuaria, anche violando il criterio di progressività delle tumulazioni previsto dal regolamento di polizia mortuaria del Comune e di evitare che le salme da inumare subissero il trattamento previsto dalle norme.
Da quanto emerge nell’ordinanza sono indagati anche diversi impresari funebri. Tra loro Francesco Sorci, 41 anni, Antonio Galioto, 27 anni, Francesco Tomasello, 42 anni, Alessandro Paternostro, 36 anni, Nicola Colletta, 61 anni, e Salvatore Colletta, 22 anni. Sono indagati Gaetano Russo, 49 anni, Francesco Sergio Palumbo, 54 anni, Nicolò Ducato, 61 anni, Corrado Conti, 62 anni, ed anche alcuni dipendenti delle pompe funebri.
Sempre secondo l’ordinanza, l’impiegato del comune di Bagheria, Pietro Mineo, ha la residenza in contrada Cavallaro, a Casteldaccia: si tratta della stessa zona, un tempo agrumeto, dove sabato scorso sono morte nove persone nella villetta abusiva, travolti dall’acqua e dal fango per la piena fiume Milicia.
“Desidero ringraziare personalmente e a nome di tutta la città i carabinieri e le forze dell’ordine. Siamo stati parte attiva e denunciante nell’inchiesta. Abbiamo iniziato le nostre ricerche e abbiamo preso i primi provvedimenti per ristabilire la legalità nel cimitero, per quanto di nostra competenza. Siamo soddisfatti di essere arrivati ad una prima conclusione per la quale non siamo sorpresi, si deve riscattare l’immagine di Bagheria”, dice il sindaco Patrizio Cinque. “Per i dipendenti comunali coinvolti nell’inchiesta e sottoposti alle misure cautelari c’è la sospensione dal lavoro – fanno sapere dal Comune di Bagheria – . Una volta notificati gli atti l’ufficio procedimenti disciplinari, potrà provvedere alle dovute sanzioni”.