Fece più di 500 viaggi in auto blu di servizio da casa sua, a Cefalù fino a Palermo, per un totale di 122.601 chilometri: ma Anna Rosa Corsello, dirigente della Regione Sicilia ora in pensione, condannata a due anni e sei mesi dal tribunale per peculato, non aveva consapevolezza né volontà di violare la legge.
Lo ha sostenuto, nel processo di secondo grado, iniziato davanti alla prima sezione della Corte d’appello di Palermo, il sostituto procuratore generale Umberto De Giglio, che ha chiesto l’assoluzione dell’imputata, per difetto dell'”elemento psicologico del reato”.
Corsello, secondo i giudici che il 21 dicembre 2015 l’avevano ritenuta colpevole, avrebbe usato l’auto blu e l’autista dell’amministrazione senza che vi fossero comprovate esigenze di servizio. L’ex dirigente regionale del dipartimento Lavoro, ex responsabile della Formazione professionale, aveva sostenuto l’accusa, non aveva alcun titolo per farsi prelevare nella sua abitazione, distante oltre 60 chilometri dalla sede di lavoro, cioè Palermo: lei si era difesa adducendo esigenze di servizio, che l’avrebbero condotta spesso fuori sede e da qui la necessità di avere a disposizione la macchina e l’autista.
Ora la tesi del pg, che ritiene che il fatto non costituisca reato, perché la donna non avrebbe avuto la piena coscienza e volontà di sfruttare senza alcun titolo le due Fiat Brava, le due Bravo, le due Lancia Dedra e le cinque Fiat Stilo che le erano state messe alternativamente a disposizione. La parola passa ai difensori, il 30 maggio: poi la sentenza del collegio presieduto da Gianfranco Garofalo. (AGI)