Renato Cortese a Palermo vuole fare il bis e catturare Messina Denaro

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Renato Cortese torna a Palermo con una particolare emozione. Nel giorno del suo insediamento in Questura non fa nulla per nasconderlo. I più lo ricorderanno con giubbotto e occhiali scuri mentre insieme ad un nugolo di agenti conduce Bernardo Provenzano fuori dagli uffici della squadra Mobile di Palermo (foto sotto). Era l’11 aprile del 2006 e Cortese, insieme ai suoi uomini della “catturandi”  aveva appena assicurato alla giustizia il capo di cosa nostra latitante per decenni. Dopo quel successo la promozione a capo dello Sco (Servizio centrale operativo) della polizia e poi la carriera da questore.

“Vi trasmetto la mia gioia nel tornare a Palermo. Per chi è cresciuto in questi uffici, in queste strade, dopo l’esperienza professionale degli anni delle stragi, è un’emozione difficile da tradurre a parole. Considero Palermo casa mia e sono felice di potere, con la struttura di professionisti straordinari che ho intorno, di contribuire ad aumentare la percezione della sicurezza ai cittadini” – sono state le prime parole pronunciate davanti alla stampa da Renato Cortese.

Dopo l’arresto di Provenzano, Renato Cortese vuole fare il bis con la cattura di Matteo Messina Denaro. Ma per il Questore anche a Palermo non va sottovalutato il rischio del terrorismo islamico.

“L’arresto di Matteo Messina Denaro resta un obiettivo importante. Catturare un latitante non è la fine dell’organizzazione. Ma resta un obiettivo importante, soprattutto quando si tratta di lunghe latitanze – ha commentato. Cosa nostra non è quella di una volta, quando voleva attaccare il cuore dello Stato. Non manifesta più un carattere eversivo, ma ci sono dei segnali da parte di cosa nostra: la mafia è una organizzazione particolare. Vi sono personaggi importanti che sono stati scarcerati, dinamiche e fenomeni che rappresentano nel loro insieme segnali che stiamo studiando complessivamente. Senza trascurare il mondo carcerario considerando che i capi storici sono tuttora detenuti” – ha aggiunto.

Ma nella mission di Renato Cortese c’è anche quella di aumentare la percezione di sicurezza in città, e per fare questo occorre che anche i cittadini “collaborino” con le forze dell’ordine. Occhi aperti quindi, anche sul rischio terrorismo. “Non trascuriamo assolutamente nulla, Palermo è approdo di migliaia di migranti che arrivano – ha spiegato Renato Cortese. Non c’è nessun legame, ma i soggetti vanno monitorati. Ci sono professionalità straordinarie, il quadro è monitorato minuto per minuto”. (Foto Italpress)