Matteo Salvini in Sicilia lancia da neo ministro dell’Interno un chiaro messaggio all’Ue, sui migranti sarà linea dura. Non intende mollare uno dei punti forti della campagna elettorale della Lega, e a Catania e Pozzallo il leader padano da il meglio di se in materia.
Alla sua seconda uscita da ministro sceglie la Sicilia e cambia persino la sua agenda per fare visita all’hotspot di Pozzallo, accompagnato dal governatore siciliano Nello Musumeci. Lo slogan che Salvini sceglie per la sua visita è chiaro: “Basta con la Sicilia campo profughi d’Europa”.
E’ proprio in chiave europea che la linea Salvini è destinata ad avere i primi effetti. “L’Italia dirà no alla riforma del regolamento di Dublino”, annuncia il titolare del Viminale facendo riferimento al mantenimento della regola secondo cui è il primo paese d’approdo a ricevere le domande di asilo di chi sbarca.
“Vogliono condannare i Paesi del Mediterraneo a tenersi migliaia di migranti per altri dieci anni”, attacca il leader leghista mettendo sul piatto del negoziato i “6 miliardi che diamo all’Ue ogni anno”. Il ministro appare freddo anche sulle parole della cancelliera Angela Merkel, oggi al quotidiano Fas. “Sicurezza delle frontiere e asilo sono temi esistenziali dell’Unione europea, l’Italia si è sentita lasciata sola”, è la mano tesa di Merkel.
“Aspettiamo che lei e Macron passino ai fatti”, si limita a rispondere Salvini nel corso di una sorta di conferenza stampa improvvisata organizzata nel cortile dell’hotspot di Pozzallo. E da lì, con alle spalle la scritta “Benvenuti” in cinque lingue diverse, Salvini sembra sposare la tesi del pm Carmelo Zuccaro sulle Ong (“l’immigrazione è un business per molti) a abbozza il suo programma sul tema flussi: “più centri di espulsione, centri di trattenimento e investire parte dei soldi che risparmieremo nel mantenere i migranti negli alberghi per fare accordi nei Paesi di origine”.
Non sarà facile, anche perché i toni di Salvini sono ugualmente duri con l’Africa anche se il leader della Lega rivendica come “buonsenso” e non linea dura la posizione del neonato governo. “La Tunisia è democratica, non mi risulta che ci siano guerre o carestie, ma esporta spesso e volentieri galeotti”, è l’affondo pesante del ministro, intenzionato a non dare chance a chi arriva in Italia da situazioni non ritenute minacciose per la libertà o la sopravvivenza.
Un affondo, quello di Salvini, che giunge nel giorno di un tragico naufragio proprio al largo della Tunisia e che viene visto “con apprensione” dal governo maghrebino. “In Italia ci sono 40mila irregolari tunisini, non abbiamo un piano preciso per far fronte a un rimpatrio di massa”, spiegano fonti di Tunisi.
Nell’hotspot di Pozzallo Salvini resta poco meno di un’ora, saluta (senza strette di mano) i migranti impegnati proprio in quel momento in una lezione di italiano e parla di “centro d’eccellenza”, assicurando che strutture come quella del ragusano non saranno chiusi. Altro discorso invece per il Cara di Mineo che Salvini punta a chiudere.
Fuori, è scontro, per fortuna solo verbale, tra un gruppo di contestatori arrivati all’hotspot con tanto di bandiera della pace e alcuni militanti, giunti al porto, per incitare il leader leghista e vedersi premiati, alla fine, con un selfie di ordinanza.
Poco prima Salvini vede il sindaco di Pozzallo, il Dem Roberto Ammatuna, critico sulle parole di Salvini e intenzionato a tutelare l’interlocuzione “virtuosa” che c’era con Marco Minniti. Proprio l’ex ministro, oggi, chiede al successore di non smontare il piano anti-sbarchi in vigore: “Non possiamo fare l’Ungheria del Mediterraneo”.
“Da ministro dell’Interno non può mettersi a fare proclami”, è invece il “consiglio” che arriva da Roberto Maroni, per due volte alla guida del Viminale.
Prudente sul tema anche il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci che ha accompagnato Matteo Salvini. “Quello dell’immigrazione è un tema assai complesso e va affrontato con prudenza e determinazione, nel rispetto prioritario della dignità della persona”.
(Foto ITALPRESS)