Silvio Berlusconi indagato a Firenze non deporrà il prossimo 3 ottobre al processo d’Appello sulla trattativa Stato-mafia. L’ex premier, attraverso i suoi legali, Nicolò Ghedini e Franco Coppi, nei giorni scorsi aveva fatto sapere alla Corte di assise di Appello, presieduta da Angelo Pellino, di essere “impedito” a causa di impegni istituzionali.
Ma a parte la concomitanza di impegni istituzionali a Bruxelles, i legali dell’ex cavaliere avevano chiesto che venisse risolta preliminarmente la veste giuridica con cui Berlusconi dovrebbe essere sentito: teste puro o indagato di reato connesso, in quest’ultimo caso l’ex premier potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere.
E la certificazione ufficiale secondo cui Silvio Berlusconi è indagato a Firenze, nell’ambito del procedimento per le stragi di mafia del ’93 nel capoluogo toscano, a Roma e a Milano, è stata depositata questa mattina nella cancelleria della seconda sezione della Corte d’assise d’Appello di Palermo.
Nell’ambito di questo dibattimento l’ex premier è stato citato come teste dalla difesa del senatore Marcello Dell’Utri. I suoi legali avevano però chiesto di conoscere la veste giuridica in cui si sarebbe dovuto presentare e hanno ottenuto da Firenze una conferma ufficiale delle indiscrezioni giornalistiche circolate nel 2017.
L’inchiesta su Berlusconi e sullo stesso Dell’Utri fu riaperta (i due erano già stati indagati e archiviati) a seguito delle intercettazioni in carcere dei colloqui del boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, che tirava in ballo il leader di Forza Italia come complice e mandante occulto degli eccidi in Continente.
In base a questa certificazione, adesso, Berlusconi potrà avvalersi della facoltà di non rispondere al processo – connesso a quello sulle stragi – sulla trattativa. Convocato per il 3 ottobre, l’ex cavaliere aveva declinato l’invito, sostenendo di non poter essere presente in quella data per via di impegni istituzionali al Parlamento europeo. Non è esclusa però una mossa a sorpresa dei suoi legali.