“Abbiamo lavorato sul cosiddetto sistema Montante, un personaggio “protetto” a tutti i livelli e che ha coinvolto vari ambiti istituzionali e categorie professionali, dai giornalisti ai politici a funzionari pubblici. Dai nostri accertamenti è venuta fuori l’esistenza di un governo parallelo che per anni ha occupato militarmente le istituzioni regionali e ha spostato fuori dalla politica i luoghi decisionali sulla spesa”. Lo ha detto il presidente dell’antimafia regionale Claudio Fava illustrando ai giornalisti la relazione approvata all’unanimità dalla commissione sul cosiddetto Sistema Montante.
La Commissione ha approvato una corposa relazione – 120 pagine più gli allegati – votata all’unanimità e resa disponibile al termine della conferenza stampa. Antonello Montante, già presidente regionale di Confindustria e delegato nazionale per la legalità, è stato arrestato mesi fa con l’accusa di essere il regista di un sistema in grado di spiare indagini e pilotare affari. E qualche giorno fa è uscito dal carcere per andare ai domiciliari.
“Da questa indagine è emerso il modo in cui è stato asservito un pezzo della pubblica amministrazione, in modo militare, pretendendo che l’assessorato fosse una propaggine degli interessi di Confindustria”, ha detto Claudio Fava, presentando a Palazzo dei Normanni, a Palermo, i risultati dell’indagine conoscitiva.
“Abbiamo ascoltato tutti i dirigenti che si sono succeduti – ha spiegato Fava -, ci sono state due categorie di comportamenti nei loro confronti: quelli da premiare perché disponibili alla benevolenza e alle direttive e quelli che andavano cacciati via. Con liste di proscrizione elaborate a tavolino in cui si decideva quelli che dovevano uscire dagli assessorati”.
Fava ha anche parlato dei “provini che questi dirigenti fossero chiamati a tenere prima di entrare all’assessorato. Provini da fare a casa di Montante. In un caso arrivando anche alla impudenza di fare mettere per iscritto al dirigente che doveva essere indicato dall’assessore, ciò che Montante voleva che facesse. Una scrittura privata totalmente illegittima in triplice copia: una da dare all’assessore, una a Montante e una al futuro dirigente”.
“Il ruolo dell’allora presidente della Regione Rosario Crocetta nel sistema Montante? La sensazione è che fosse più un esecutore di progetti che andavano oltre il suo governo, con un ordito che andava ben oltre i destini della maggioranza di Crocetta”, ha risposto Fava a una domanda nel corso della conferenza stampa di presentazione della relazione finale che riguarda l’ex numero uno di Confindustria Sicilia, attualmente sotto indagine a Caltanissetta. Secondo Fava “Crocetta serviva a controllare tutto ciò che poteva essere controllato sotto il profilo politico e amministrativo. Ci sarebbe piaciuto chiederglielo ma – ha chiosato Fava – ha ritenuto di non aderire al nostro invito, non sappiamo se perché fosse impegnato a Bruxelles o alla bouvette dell’Ars…”.
Fava ha sottolineato un dato preoccupante. Anche dopo il febbraio 2015 (quando viene reso nota la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati per mafia) “non solo Montante continua a frequentare ministri, prefetti e questori che ritengono di non adottare cautele ma addirittura il sistema che lo tutela rilancia e viene disposto un aumento del livello di protezione per motivi a noi non noti”.
“Il voto all’unanimità della Commissione regionale Antimafia su un argomento così delicato rafforza il Parlamento siciliano e dimostra ancora una volta che tutti i partiti sono a favore della legalità. Se, poi, all’interno dei partiti c’è qualcuno che pensa il contrario, sbaglia”. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, che ha voluto dare il proprio saluto ai componenti della commissione, presieduta da Claudio Fava, riunita per votare la relazione finale sul cosiddetto “Sistema Montante”. “I partiti politici sono una cosa seria e non quelle organizzazioni che qualcuno ha voluto dipingere in maniera diversa da quello che sono – ha sottolineato -. Il voto di oggi mi rende particolarmente contento”, ha concluso Miccichè.