Strage di Capaci, D’Amato depone per la prima volta come pentito e accusa il cugino Cosimo Lo Nigro che tenta di interromperlo

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Strage di Capaci, D’Amato depone per la prima volta come pentito e accusa il cugino Cosimo Lo Nigro che tenta di interromperlo. Lo Nigro, tra gli imputati del nuovo processo davanti alla corte d’assise di Caltanissetta, ha tentato di intervenire per contraddire la testimonianza del cugino Cosimo D’Amato che, oggi nell’aula bunker di Firenze, col suo racconto lo sta accusando di essersi procurato nel 1992 esplosivo estratto da bombe della Seconda guerra mondiale recuperate in mare dai pescatori di Porticello (Palermo).

Lo Nigro, in videoconferenza da una località segreta, ha chiesto di parlare con una certa insistenza per replicare subito alle accuse del cugino. Ma il presidente Antonio Balsamo gli ha spiegato che, finché è in corso l’esame del testimone, non è possibile per un imputato fare dichiarazioni entrando nel merito delle questioni. Lo Nigro ha però insistito al punto che il pm Onelio Dodero, con una certa energia, ha dovuto affermare: “Non vogliamo intimidazioni”, respingendo la possibilità che l’imputato potesse interrompere la testimonianza.

Dall’altro capo del telefono Lo Nigro ha reagito ancora, dicendo a voce alta all’aula: “Ma quali intimidazioni, signor presidente e signor pubblico ministero! Chiedo solo se è possibile interagire col signor Cosimo D’Amato”, suo cugino di primo grado. Il presidente Balsamo ha ribadito che il codice di procedura penale impedisce questa eventualità fino al termine della testimonianza, poi Lo Nigro si è calmato e l’udienza ha ripreso il regolare svolgimento.

D’Amato, già condannato a 30 anni col rito abbreviato per la strage di Capaci, oggi a Firenze, dove la Corte di assise di Caltanissetta si è recata in trasferta per motivi organizzativi e di sicurezza, ha deposto per la prima volta in un’aula come collaboratore di giustizia. Il pm gli ha chiesto del recupero di bombe dai fondali marini battuti da pescatori di Porticello e di ricordare quando gli fu detto di consegnare questi materiali bellici a suo zio Pietro Lo Nigro e a suo cugino Cosimo Lo Nigro, come lo stesso D’Amato ha raccontato in precedenti interrogatori.

Nel nuovo processo sulla strage di Capaci, oltre a Cosimo Lo Nigro, sono imputati Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Giorgio Pizzo e Lorenzo Tinnirello. Sono accusati di strage. Dopo D’Amato, venerdì sarà ascoltato Gioacchino La Barbera.

Dal racconto di D’Amato è emerso che, in sostanza, i pescatori di Porticello da sempre recuperano residuati bellici con la pesca a strascico. D’Amato ha raccontato che l’esplosivo veniva usato per facilitare la pesca in mare anche da suo zio Pietro Lo Nigro e, in genere, da pescatori di Porticello. Ha ricordato un episodio: “Nel 1992 mi chiama un pescatore di Porticello – ha raccontato D’Amato -, tra marzo e primi di aprile. Mi chiese di rintracciare mio zio Pietro Lo Nigro o mio cugino Cosimo Lo Nigro, per dargli una bomba pescata in mare. Non trovai mio zio allora chiamai mio cugino Cosimo a cui dissi “Vieni qua, c’è da prendere una cassetta di pesce”, intendendo la bomba. In meno di un’ora arrivò su una moto e lo accompagnai alla barca del pescatore”.

D’Amato si allontanò, poi dopo tre quarti d’ora il cugino Lo Nigro lo raggiunse di nuovo per prendere il caffè. Con Cosimo Lo Nigro c’era un’altra persona. Il pm ha chiesto chi era, se se lo ricordava. “Questo uomo si chiamava Gaspare, ma mio cugino non mi disse il cognome”, ha detto D’Amato. A domande del pm, riferite anche a precedenti interrogatori, per stabilire di chi si trattasse, D’Amato ha detto che poteva trattarsi di Gaspare Spatuzza. “Mi sembrava Spatuzza ma non ero certo. Ora ne sono sicuro”, ha detto il testimone. A questo punto Cosimo Lo Nigro ha chiesto al personale tecnico di poter parlare ed è intervenuto in udienza per tentare di chiosare subito il racconto di D’Amato ma la corte lo ha fermato. (Ansa)