“Il Csm sul piano disciplinare non ha fatto nulla e quando si è mosso non l’ha fatto di sua iniziativa ma solo su input di noi familiari e questo per me è abominevole”. E’ dura la denuncia di Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nel ’92, intervenuta al convegno “Furti di verità: depistaggi e stragi in Italia”, organizzato dalla corrente della magistratura Area a Palermo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Presenti anche il giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni, il magistrato Nico Gozzo e l’avvocato Rosalba Di Gregorio.
Il riferimento della Borsellino è ad eventuali responsabilità disciplinari dei magistrati che indagarono sulla strage. Indagine condizionata da una clamoroso depistaggio su cui è in corso un processo a tre funzionari di polizia.
“Ad oggi nei nostri confronti – ha aggiunto Fiammetta Borsellino – non c’è stata alcuna riparazione. Io sono stata convocata dal procuratore generale della Cassazione. Ci si chiedono contributi a cui non ci siamo mai sottratti, contrariamente ad altri. Ma non c’è stata alcuna riparazione”.
“Menti esterne alla mafia hanno ordinato a Cosa nostra di anticipare il progetto di omicidio di Paolo Borsellino e hanno dato anche ai clan il supporto logistico per fare la strage”: lo ha detto, anche sulla scorta di deduzioni processuali, il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, intervenuto al dibattito. Scarpinato si è soffermato sui depistaggi dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, su cui è in corso un processo, riportando dati di indagini e ricordando il mix di verità e menzogna che ha offerto una ricostruzione falsata dei fatti costata l’ergastolo a sette innocenti. Gozzo ha invocato l’esigenza di una “forte cura istituzionale ” che eviti il ripetersi degli “inquinamenti” che hanno contraddistinto certe indagini.
Intanto la Prima Commissione del Csm si appresta ad archiviare la pratica che era stata aperta proprio sulla base di un esposto con cui la figlia di Paolo Borsellino aveva segnalato “anomalie” e “disattenzioni” nella gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino. E questo perche’ il troppo tempo trascorso toglierebbe ogni efficacia all’unico strumento di intervento del Csm, il trasferimento d’ufficio per incompatibilità dei magistrati,visto che le toghe ipoteticamente coinvolte o non ci sono più o sono passate ad altre sedi o incarichi. Il voto è previsto ai primi di maggio.