Tv, mafia: Le verità nascoste di Totò Riina nello speciale di National Geographic

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Totò Riina e la trattativa stato-mafia

Quell’interrogatorio fu una delle pochissime volte in cui lo Stato e l’antiStato si sono guardati negli occhi. A distanza di pochi mesi dalla sua morte National Geographic (Sky 403) – martedì alle 20:55 – ha deciso di raccontare la vita del Capo dei Capi di Cosa Nostra.

Attraverso uno speciale prodotto da Stand By Me per National Geographic, intitolato “Riina: le verità nascoste”, si vuole narrare il periodo più nero e sanguinoso del binomio Stato-mafia partito da Corleone. Protagoniste di questo documentario anche le parole dello stesso Riina attraverso “l’audio inedito” di un interrogatorio condotto dal procuratore Sergio Lari (che lo incontrò in occasione di due interrogatori, nel 2009 e nel 2010. Sono le uniche due volte in cui Riina ha voluto parlare con un uomo dello Stato senza avvalersi della facoltà di non rispondere ndr).

Nell’audio si sente Riina ridere con malcelato orgoglio quando Lari gli riporta le parole di Vito Ciancimino che lo definisce un uomo “con un revolver al posto del cervello”. Nel documentario di National Geographic vengono delineati la storia e lo scenario della guerra portata avanti da “Totò u curtu”, attraverso le parole di chi l’ha combattuto, come Gian Carlo Caselli, ex procuratore della Repubblica di Palermo, e Sergio Lari, procuratore generale di Caltanissetta; chi l’ha affiancato, come Gaspare Mutolo, suo autista e braccio destro; il pentito Santino Di Matteo, il cui figlio fu rapito e poi sciolto nell’acido per indurlo a ritrattare le rivelazioni sulla strage di Capaci; e chi è stato vittima della sua ferocia come Tina Montinaro, moglie del caposcorta di Giovanni Falcone morto nell’attentato al giudice.

La Belva, il Capo dei capi. Sono tanti i soprannomi con i quali è stato ribattezzato negli anni Totò Riina, tra i boss mafiosi più feroci e spietati di sempre, protagonista di una guerra di mafia durata dal 1981 al 1983 nella quale in Sicilia furono uccise oltre 1.000 persone.

Nato in una famiglia di contadini il 16 novembre 1930, a 13 anni perde il padre e il fratello nell’esplosione di una bomba. A 18 anni viene “combinato” ufficialmente in Cosa Nostra da Luciano Liggio e si fa subito riconoscere per la sua inaudita ferocia. A 19 anni finisce nel carcere dell’Ucciardone per aver ucciso in una rissa un suo coetaneo. Ma è la strage di viale Lazio, nel 1969, a portarlo agli onori della cronaca. Da quel momento la sua ascesa alla vetta di Cosa Nostra è continua e insanguinata. C’è lui dietro la morte dei magistrati Falcone e Borsellino e dietro le vendette ordite contro i pentiti del maxiprocesso palermitano, iniziato nel 1986. Il 15 gennaio 1993 la sua vita di boss in latitanza si conclude con l’arresto che lo costringe a 25 anni di reclusione sotto il regime del 41 bis. Da quella condizione di carcere duro Riina non abdica mai davvero al suo ruolo di boss fino alla morte lo scorso 17 novembre. (ANSA)