Venezuela verso una crisi sempre più profonda con manifestazioni, scioperi e violenze

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Da circa cinque anni il Venezuela sta attraversando una crisi senza precedenti. Dal crack finanziario del 2007-2008 i principali indicatori economici sono nettamente in negativo. Il prezzo del petrolio, che alimenta circa il 96% del Bolivar, sebbene l’aumento delle estrazioni, è diminuito passando dai cento dollari al barile ai trenta di quest’ultimo periodo.

Come conseguenza di tutto ciò, il prodotto interno lordo pro-capite è passato da 7.284 dollari del 2013 a 5.840 dollari del 2016; i consumi privati in termini percentuali sono passati da un +4,7 ad un –6,2 dello scorso anno. Il tasso di crescita PIL -18% rispetto all’anno precedente, saldo pubblico -14,6%, debito estero 19,4% (dati FMI). Le imprese stanno sempre più scomparendo da circa 13 mila del 2000, oggi se ne registrano circa 4.000 e il tasso di inflazione è passato dal 141,5 % del 2014 al 700% di oggi. Per gli investitori stranieri questi gli indicatori di rischio, 7 per OSCE, CCC per S&P’S, Caa3 per  Moody’s, e CCC per Fitch.

Ogni giorno le strade si riempiono di manifestanti, rivolte di massa, scioperi e violenze e già da settimane si contano decine e decine di morti tra la popolazione civile arrivando a circa ad un totale di 60 vittime. Sebbene i tentativi di indire l’elezione di un Assemblea Costituente per il prossimo luglio, il popolo non accetta la “truffa” di Maduro e del suo Partito Socialista Unico. Il Presidente del Consiglio Elettorale Lucena Tibisay ha dichiarato – “la proposta di riforma costituzionale di Maduro rappresenta un’opportunità per tutti coloro che vogliono la pace e il progresso del Venezuela”. Ma prontamente la dichiarazione dell’ex candidato presidenziale dell’opposizione Henrique Capriles, ha gelato tutti – “il popolo venezuelano non vuole la truffa costituzionale di Maduro e non l’accetterà mai.

Questi indicatori esprimono palesemente che la presidenza di Maduro è in pericolo, c’è un evidente inasprimento dello scenario per il governo che ha portato al fallimento la quinta più grande economia del sud America. Se il regime di Maduro dovesse cadere, le conseguenze per il mercato mondiale del petrolio potrebbero essere disastrose, d’altronde il Venezuela controlla le più grandi riserve mondiali di petrolio, 298,4 mld di barili tra i campi Bolívar, dell’Orinoco e Boscán. (davide bruno)