Vittorio Feltri e il saluto romano nel mirino dell’Anpi. “Ancora altre polemiche sul saluto romano? Ho scritto quel che penso e credo pensino molti altri come me: chissenefrega se qualcuno saluta romanamente! Non capisco che fastidio possa dare. Stesso discorso se uno fa il pugno chiuso, lo faccia pure…”.
Il direttore di Libero intervistato dall’AdnKronos, rintuzza le polemiche sorte per il saluto fascista esibito da alcuni studenti puniti dalla preside e per l’editoriale pubblicato oggi sul suo quotidiano, che ha suscitato ulteriori critiche, ultime in ordine di tempo quelle della presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo in un’intervista all’agenzia di stampa.
“Del resto – ricorda Feltri – quel saluto si chiama ‘romano’ non a caso, era il saluto che si faceva a Giulio Cesare e agli imperatori romani”. Ma chi lo fa oggi, lo fa per ricordare l’impero romano o il fascismo molto più recente?
“Ma questo vorrebbe dire fare un processo alle intenzioni: quello è un saluto romano – risponde Feltri – e resta il fatto che si tratti di un saluto, tra l’altro molto più igienico di una stretta di mano, perché non prevede contatto fisico”.
Saluto però che, quando è un gesto amicale, generalmente non si fa con il braccio teso ma molto più rilassato… “Vero, ma mica si può processare anche la gestualità. E poi, diciamola tutta: sono polemiche imbastite dalla sinistra che cerca inutilmente di coprire il vuoto che rappresenta. E quando poi si va a votare, dove sono tutti questi fascisti? Prendono lo ‘zero virgola’ e allora?”.
Quanto alla mancanza di contatto rispetto alla stretta di mano, anche il gesto dell’ombrello ha le stesse caratteristiche del saluto romano… “In effetti, il gesto dell’ombrello è molto più usato in Italia del saluto romano”, riconosce Feltri, chiudendo con una risata “una polemica montata sul nulla”.